Cos'è
È nostro delizioso dovere ricordare che ci sono un labirinto e un filo», scrive J.L. Borges.
Ascolto, osservazione, esperienza: senza l’aiuto di un pensiero che li analizzi e li universalizzi, traducendoli in scrittura, è sempre più facile, in un presente oltremodo convulso, che l’essere umano veda solo il labirinto. Il filo, intessuto di memorie e saperi collettivi e personali, sembra scivolare dalle mani; vi inciampiamo, perdendo l’equilibrio. Eppure è lì, è ben saldo e ci porta in salvo.
In questa edizione del festival abbiamo sentito il delizioso dovere di afferrare il filo e di proporvi le vie d’uscita dai labirinti del mondo contenute nei libri e nelle storie che presenteremo.
Nessun cammino è agevole, e si finisce quasi sempre per nuotare controcorrente, come avverte il filo conduttore dell’edizione 2024 di Dall’altra parte del mare. Ma è anche l’unico modo di continuare a raggomitolare memorie e saperi che ci aiutino a uscire dai labirinti del futuro.
Vi aspettiamo, per passarvi il capo.
Giovedì 07 novembre
ore 10.00 Sassari, Auditorium del Convitto Nazionale Canopoleno
Le autrici incontrano gli studenti
Bibiana Candia con il libro Azucre/Zucchero
Elisa Victoria con il libro Vozdevieja/Vocedavecchia
Margaryta Yakovenko con il libro Desencajada/Fuori posto
Coordina Monica Bedana
Ore 19.00, S sala conferenze della Fondazione Alghero
Margaryta Yakovenko conversa con la giornalista Brunella Giovara del suo libro romanzo Fuori posto (People edizioni).
Venerdì 08 novembre
Ore 10.00, Porto Torres, Auditorium del lLiceo Europa Unita
Le autrici incontrano gli studenti
Bibiana Candia con il libro Azucre/Zucchero
Margaryta Yakovenko con il libro Desencajada/Fuori posto
Coordina Monica Bedana
Ore 18.30, Sala conferenze della Fondazione Alghero
Bibiana Candia conversa con Ignazio Caruso del suo nuovo romanzo Zucchero (Cencellada edizioni)
Ore 19.30, Ssala conferenze della Fondazione Alghero
Carlos Spottorno e Guillermo Abril conversano con Monica Bedana del loro libro-inchiesta sulle frontiere europee La crepa (ADD edizioni).
Sabato 09 novembre
Ore 10.00, Alghero, Auditorium dell’Istituto Tecnico Roth,
Le autrici incontrano gli studenti.
Margaryta Yakovenko con il libro Desencajada/Fuori posto
Ore 19.00, Alghero, sala conferenze della Fondazione Alghero
Elisa Victoria conversa con Raffaele Sari del suo romanzo Vocedavecchia (Blackie)
Ore 21.00, Teatro Civico di Alghero
La signora Meraviglia, Memoria, Magia e Cittadinanza. Reading musicale di Saba Anglana con Fabio Barovero.
Saba Anglana è laureata in Storia dell’Arte. Inizia la carriera musicale dopo aver lavorato nel mondo dell’editoria. Pubblica 4 album musicali distribuiti internazionalmente con testi che crea nelle lingue che compongono il suo albero genealogico, tra Italia e Africa orientale. L’esordio, con Jidka – The Line, la vede collaborare con la prestigiosa etichetta inglese World Music Network. Nei suoi spettacoli alterna il canto alla narrazione. Tra i suoi successivi lavori musicali ricordiamo Biyo – Water is Love, dedicato all’acqua e alle problematiche legate al suo sfruttamento, dove Saba diventa testimonial di campagne mediatiche internazionali sulla salute e diritti umani. Abbina l’impegno musicale a quello di attrice in varie produzioni teatrali e televisive, come la fiction tv La Squadra, su Rai3, o il monologo Mogadishow, di cui è autrice, prodotto dal Teatro Stabile di Torino. Nello spettacolo Nel tempo degli dèi, che ha debuttato al Piccolo Teatro Strehler di Milano con la regia di Gabriele Vacis, affianca Marco Paolini – che interpreta Ulisse – cantando e recitando tutte le figure femminili dell’Odissea. Ha lavorato anche come doppiatrice, autrice e conduttrice radiofonica per Radio2 e Radio3. Prima dell’uscita del suo romanzo La signora Meraviglia ha concluso il tour nei teatri italiani con l’ultimo spettacolo di Marco Paolini, Sani.
La Signora Meraviglia (Sellerio 2024):
Un esordio lirico e ironico tra memoir e saga familiare. La ricerca delle origini tra una Mogadiscio magica e un’Italia in trasformazione.
«Da una ragazzina che tra gli arbusti di caffè africani fugge qualcosa di inevitabile parte un racconto vertiginoso che arriva fino a noi, le nostre strade, il cuore del nostro presente. Una trama di affetti, conflitti e nostalgie, memorie tenaci, stupide burocrazie e dolcezze familiari dove ogni cosa diventa avventura, coraggiosa, pericolosa, vitale. E domina la sorprendente felicità di raccontare con allegria tutta la brutalità e la meraviglia del nostro tempo».
Marino Sinibaldi
Un uomo insegue una giovane, poco più di una bambina, che corre disperata per salvarsi la vita. Lui è somalo, lei etiope, si chiama Abebech, e verrà abbandonata in Somalia con una figlia e un vuoto incolmabile dentro di sé. Nel 1938 l’Africa Orientale Italiana è un regno coloniale, un nuovo impero nato da pochi anni. Molti decenni dopo, nel 2015 a Roma, Dighei è una signora etiope dal carattere ribelle. Ha bisogno di prendere la cittadinanza, il governo ha imposto nuove regole per gli stranieri, anche per chi è in Italia da quarant’anni insieme al resto della famiglia. La nipote Saba aiuta la zia a muoversi nella burocrazia di una città faticosa e contraddittoria: dipendenti comunali confusi, documenti impossibili da reperire, barriere di ogni tipo, situazioni talmente assurde da diventare comiche. Questo percorso frustrante alla ricerca della agognata signora Meraviglia – come in casa chiamano la cittadinanza italiana – si rivela decisivo per comprendere la natura di un turbamento che da nonna Abebech fino a Saba stessa ha infestato tutte loro. Un sentimento oscuro, un senso martellante e oppressivo di vuoto, forse un bisogno insoddisfatto di capire chi si è davvero, la paura raggelante di non essere niente e nulla.
Dal passato emerge la storia di una famiglia sin dall’inizio sradicata: Abebech giunge a Mogadiscio seguendo il caso e la necessità, e in ascolto dei presagi di un indovino. Qui conosce il suo futuro marito e finalmente, con i loro otto figli, sembra possibile una parvenza di felicità, di serenità familiare. Almeno fino a quando Abebech non inizia a scivolare in un abisso dove le parole e il senso della vita svaniscono. Forse è posseduta da uno spirito pericoloso e inquietante, che solo una donna può aiutarla ad affrontare. Questa donna ha un nome che tornerà molti anni dopo: Wezero Dinkinesh, letteralmente signora Meraviglia.
Saba Anglana ha scritto un romanzo di verità violentissima e un memoir pieno di dolcezza, di ironia, a tratti picaresco. Nelle sue pagine che si muovono tra il presente e la Storia tutto è nuovo, diverso, inaspettato: gli spettri esistono davvero, la frustrazione quotidiana si scioglie in risata, il dolore viene condiviso senza vergogna, la violenza del passato si può disinnescare, tramutandola in una energia inattesa.
Bibiana Candia, filologa, è scrittrice e poeta ed è nata in Galizia, nella città di A Coruña. Ha vissuto a Berlino dieci anni, tra il 2011 e il 2021. Zucchero è il suo primo romanzo, con cui ha vinto molti premi importanti, anche internazionali, come il Nollegiu 2021 di narrativa in spagnolo, il Premio Espartaco 2022 al miglior romanzo storico, il premio alla miglior opera in spagnolo del XXV Festival du Premier Roman de Chambéry, e il I Premio narrativo Almudena Grandes. Con un minuzioso lavoro di ricerca storica, in Zucchero riporta agalla la storia vera di 1.700 ragazzi che lasciarono la Galizia nel 1853, fuggendo dalla miseria e dalla fame, intrapresero un viaggio a Cuba per lavorare la canna da zucchero ma finirono per essere venduti come schiavi. Una storia di cui esiste la documentazione ma di cui nessuno era a conoscenza, perché le voci dei suoi protagonisti andarono perdute, nessuno fece ritorno in Spagna per raccontare questo allucinante viaggio verso la schiavitù, quando la schiavitù era già stata abolita. A partire dalle poche lettere che alcuni dei ragazzi riuscirono a spedire in Spagna per raccontare le loro condizioni, Bibiana Candia ci restituisce il racconto umano, dà voce alle vittime, le rende uniche protagoniste di un romanzo durissimo ma straordinariamente lirico.
Zucchero (Cencellada 2024): Galizia, 1853. L’inverno più piovoso della storia ha distrutto i raccolti e la popolazione sta affrontando un’epidemia di colera. Orestes e molti altri giovani partono per Cuba per lavorare nelle piantagioni di canna da zucchero, con la promessa di un futuro migliore. Dopo un viaggio difficile, arrivati a Cuba scoprono che vivranno negli spazi destinati agli schiavi e li sostituiranno in condizioni di sfruttamento. Zucchero racconta la storia vera di come oltre 1700 galiziani siano arrivati ingannati a Cuba attraverso la Compañía Patriótica Mercantil e abbiano vissuto in condizioni di semi-schiavitù. Feijóo de Sotomayor, proprietario terriero arricchitosi con il commercio dello zucchero, aveva l’intenzione di sbiancare la popolazione dell’isola e sostituire il lavoro schiavile, in seguito al divieto della tratta e all’ascesa dell’abolizionismo.
Elisa Victoria, scrittrice, ha studiato Filosofia e Scienze della Formazione Infantile. Ha partecipato alla realizzazione di numerose fanzine, antologie, fotolibri, opere teatrali; imparte conferenze e corsi di scrittura creativa. È tradotta in numerose lingue e le sue opere sono state recensite da The New York Times, The Guardian, Granta o Babelia. Vocedavecchia è stato il suo primo romanzo, in cui racconta in modo molto personale e incisivo l’infanzia, attraverso situazioni e dialoghi della quotidianità popolare, penetrando nei pensieri di Marina – la protagonista, una bambina di nove anni che vive alla periferia di Siviglia -, scoprendone il lato filosofico, poetico e profondo, ma anche i desideri tortuosi, intimi, proibiti, e rivelando al lettore che il mondo interiore dei bambini è molto più complesso di quanto gli adulti riescano a percepire. Degli adulti si riflettono invece gli insegnamenti spesso contraddittori, destabilizzanti. Vocedavecchia è il libro della fame di vita di chi, fin dai primi passi indipendenti nel mondo, si sente peculiare e per questo sta in ansia ma, al tempo stesso, intuisce che proprio quella è la sua forza. Saltando di continuo, senza tabù né traumi, dall’innocenza alla perversione, Elisa Victoria ci regala una voce unica, tenera e divertentissima.
Vocedavecchia (Blackie 2022): La storia di Marina, bambina e adulta allo stesso tempo e della sua vita
«Una ballata sull’infanzia senza il ricatto dell’innocenza. Vocedavecchia mette in scena una ragazzina divertente, sensuale e anarchica che se ne frega allegramente di compiacerci.» – Veronica Raimo
Estate del 1992, Marina ha 9 anni e vive tra Siviglia e Marbella. Andalusia profondissima, un caldo infame. Tutti la chiamano Vocedavecchia, per via della raucedine e delle espressioni di un tempo che affiorano qua e là nel suo vocabolario. Attorno a lei ha solo donne: la mamma, malata di un male incurabile di cui è vietato fare menzione, e la nonna, un’ex sarta molto incline al turpiloquio che la cresce con amore e un po’ di anarchia, senza regole e con tante proteine. La sua vita è un casino, ma Marina sa come essere felice. Adulta e bambina allo stesso tempo, Marina gioca con le bambole e guarda già le riviste porno. Ha una voglia di vivere che non può essere contenuta, e questo finisce per frenarla sempre. Lei ritrova la gioia nelle piccole cose, dalle perlustrazioni nel freezer alle figurine, e va avanti con coraggio e incoscienza. Quella dei 9 anni, che rende ogni momento unico, meraviglioso, divertentissimo. Come questo libro.
Margaryta Yakovenko è giornalista e scrittrice. È nata a Tokmak, in Ucraina, e vive in Spagna da quando aveva sette anni. Ha una laurea in giornalismo, ottenuta all’Università di Murcia, e un Master in Giornalismo Politico Internazionale dell’Universitat Pompeu Fabra di Barcellona. È stata redattrice ed editor di Playground e dei quotidiani El Periódico de Cataluña e La Opinión, prima di iniziare a occuparsi di politica internazionale nel quotidiano El País, dove lavora attualmente. Fuori posto, edito in Italia da People (traduzione di Laura Mariateresa Durante) è il suo primo romanzo: racconta la forte crisi di identità di una giovane donna nata a Mariupol che, dopo aver vissuto per vent’anni in Spagna, dove è arrivata da bambina insieme alla famiglia, riceve la nazionalità spagnola. Il nuovo status giuridico la spinge a ripercorrere la storia della propria migrazione familiare e le difficoltà di adattamento vissute, e a chiedersi quale sia il posto da chiamare casa. Cercare la patria in sé stessi e più in là di qualsiasi frontiera è la risposta che questo romanzo duro e luminoso prova a dare. Fuori posto ha vinto il Premio Mandarache 2023 e il Premio Gaudí Gresol de Literatura 2022.
Fuori posto (People 2024)
Daria Petrova ottiene la cittadinanza spagnola a ventisette anni, venti dal suo arrivo nel Paese. Il romanzo descrive la crisi di identità innescata dalla nuova nazionalità, che porta Daria a rivalutare le relazioni, le circostanze e il suo legame con i due Paesi che ha chiamato casa. Il racconto della sua vita è intervallato dalla storia della migrazione della sua famiglia dalla città ucraina di Mariupol alla Spagna di un tempo, e le loro lotte per adattarsi. Un resoconto franco della solitudine e dell’allontanamento di chi si sente fuori luogo nel Paese di nascita e nel Paese in cui è cresciuto, un romanzo che rifiuta di offrire una risposta semplice a come dovrebbero sentirsi le persone immigrate rispetto alle diverse parti della loro identità.
«Siamo in milioni a vagare di paese in paese, attraversando le frontiere, credendo di essere arrivati nel posto in cui avevamo progettato di andare. Ma all’arrivo ci rendiamo conto che quella destinazione non esiste. All’arrivo ci rendiamo conto che ormai non possiamo tornare. Il posto dal quale te ne vai e quello in cui credi di tornare non sono mai lo stesso. La nostalgia consiste nell’idealizzare nella tua memoria quello che non esiste più e che può essere solo un’aspirazione, perché sai perfettamente che non potrai raggiungerlo mai più. Il fiume non è mai lo stesso. Quando noi migranti diciamo casa, a cosa ci riferiamo con precisione? Alla casa che avevamo nel paese in cui siamo nati e che poi abbiamo abbandonato? Alla casa in cui siamo migrati e in cui siamo cresciuti? Alla casa che più tardi abbiamo affittato per noi? È necessario avere coraggio per accettare il fatto di non tornare.»
Carlos Spottorno è nato a Budapest nel 1971, ed è cresciuto a Roma, Parigi e Madrid, dove ora vive. Laureato in Belle Arti, è fotografo documentalista e si occupa di tematiche economiche, sociali e politiche. È approdato alla fotografia nel 2001, a trent’anni, e a partire da quel momento ha pubblicato i propri lavori sul magazine spagnolo come El País Semanal e su vari media internazionali come il National Geographic España, il Süddeutsche Zeitung Magazin e, in Italia, Internazionale. Tra i numerosi premi, vinti, il Kassel Photobook Award, nel 2013; il Prix Lacritique-Rencontres d’Arles, nel 2014; per ben due volte – nel 2003 e nel 2015, proprio con La crepa – il World Press Photo; l’European Press Prize nel 2019. Ai suoi lavori sono state dedicate esposizioni in tutto il mondo. È autore di otto libri e tiene conferenze e laboratori, perché considera fondamentale la parte educativa del propria professione.
Guillermo Abril è nato a Madrid nel 1981, ha una laurea in Diritto e Scienze Economiche ed è giornalista. Dal 2007 lavora al quotidiano El País, testata per la quale ora è corrispondente da Pechino, dopo aver seguito a lungo l’attualità europea da Bruxelles e, per oltre dieci anni, i reportage long form di respiro internazionale per il magazine El País Semanal, viaggiando in numerose zone di conflitto come la Siria o la Libia. È autore del saggio Los irrelevantes, dove descrive l’irrilevanza di coloro che soffrono le nuove forme di sfruttamento in un mondo sempre più diseguale. Con Carlos Spottorno, a cui lo lega una lunga collaborazione professionale, ha vinto, nel 2019, l’European Press Prize per il reportage Palmira, el otro lado, e ha co-diretto il cortometraggio The Resurrection Club, sull’abolizione della pena di morte negli Stati Uniti, opera nominata al Premio Goya nel 2017. In Spagna è appena uscito il suo nuovo saggio, dedicato alla Via della Seta.
La Crepa (ADD): Vincitore del Premio Atomium nella categoria Reportage a fumetti al Brussels Comic Strip Festival 2017.
Menzione speciale dell’Aperture Photobook Award 2017.
Dopo tre anni di viaggio, 25.000 foto, 15 quaderni di appunti, decine di articoli e un World Press Photo vinto, il fotografo Carlos Spottorno e il giornalista Guillermo Abril pubblicano questo straordinario libro sulle frontiere dell’Unione europea che unisce immagine e testo in una forma di racconto inedita e di grande impatto.
Marocco, Turchia, Lampedusa, Ungheria, Ucraina, Finlandia sono luoghi in cui le culture vengono a confronto e in cui gli uomini cercano di superare i confini per approdare a un futuro migliore. Tra viaggi della speranza, campi profughi, estremi gesti di accoglienza, ma anche sacche di razzismo e xenofobia, Spottorno e Abril parlano del nostro mondo con la forza dell’immagine e la semplicità di un testo fatto di didascalie ricche di informazioni che si fanno racconto attento e delicato.
La crepa è il viaggio di due giornalisti che attraversano il confine europeo, dall’Africa all’Artico, per svelare le cause e le conseguenze della crisi di identità in Europa.
La scelta di colorare le immagini rende il reportage di uno dei più apprezzati fotografi contemporanei un libro artistico e suggestivo, che affronta con il linguaggio della graphic novel il grande tema della nostra contemporaneità: lo scontro e l’incontro tra i popoli.
Spottorno e Abril sono riusciti a parlare in modo chiaro grazie all’arte e alla delicatezza di una narrazione che tiene al centro del suo discorso l’uomo e il suo modo di essere talvolta crudele, ma anche capace di gesti straordinari.
«La crepa è un racconto che toglie il fiato. È un’esperienza estetica impressionante che trascende la fotografia per invadere il campo della graphic novel.
È un’esperienza umana ed etica per il rispetto e la passione con cui gli autori indagano i confini slabbrati e arrugginiti di quello stato mentale che chiamiamo Europa.
È il tentativo di due intellettuali onesti di trovare risposte sincere a domande fondamentali: di cosa parliamo quando parliamo di Europa? Dove inizia e dove finisce il sogno dei padri fondatori? Fin dove arrivano le responsabilità di questa unione di Stati?»
Fabio Geda
Destinatari
Il Dipartimento di Lingue ha accolto la proposta dell’associazione “Itinerandia” di Alghero che, nel contesto del Festival Letterario “Dall’altra parte del mare”, promuove la diffusione della letteratura in lingua spagnola nel territorio del Nord Sardegna.
In questa edizione del festival l’associazione “Itinerandia” ha sentito il delizioso dovere di afferrare il filo e di proporre le vie d’uscita dai labirinti del mondo contenute nei libri e nelle storie che presenteranno.
Luogo
Via Bernini 8, Porto Torres (SS)
Costi
Evento Gratuito